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Il salto in alto negli anni Ottanta e Novanta: Giovanni Resta e Mino Di Punzio

Il salto in alto negli anni Ottanta e Novanta: Giovanni Resta e Mino Di Punzio

Negli anni ’80 -’90 due ragazzi si distinguono nella nostra città per aver praticato con successo il salto in alto, si tratta di Giovanni Resta e Mino di Punzio, che abbiamo incontrato per ricordare insieme quegli anni.

Giovanni Resta e la specialità del salto in alto

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Giovanni Resta, classe 1971, oggi ufficiale Superiore dell’Aeronautica Militare, da ragazzo, iniziò a frequentare la Scuola Media dove il prof. Mino Quaranta lo fece partecipare a qualche gara di corsa e salto.

Il passaggio al Liceo Classico fu un’opportunità per continuare la sua attività sportiva e gli venne suggerito di specializzarsi nel salto in alto, considerando il suo fisico e la sua elevazione. Resta frequentava il Gruppo Sportivo attivo nella palestra della scuola e iniziò a praticare il salto in alto con l’obiettivo di migliorare le sue prestazioni. “Ero alto 1,84 avevo una buonissima elevazione e dai test che fecero su di me dissero avere lunghe fibre elastiche, mi fu detto che imparando un minimo di tecnica potevo saltare alto, l’ho fatto e iniziai saltando 1,85 a Brindisi e usando le scarpette chiodate sulla pedana della pista”

Giovanni Resta era sistematico e razionale, non trascurava mai lo studio e frequentava gli allenamenti due volte a settimana in una piccola palestra con spazi ristretti all’aperto, la pavimentazione era in cemento, a differenza delle morbide pedane in tartan delle piste rosse di Brindisi.

Amava praticare insieme ai suoi amici anche il basket, sport di squadra per eccellenza, a differenza del salto in alto, che è uno sport di massima individualità, in cui ci si ritrova da solo contro tre pali, due verticali e uno orizzontale da valicare dopo una rincorsa breve, in una pedana che si trasforma in deserto, mentre sono tutti lì fermi a guardare solo te.

Giovanni racconta il suo stato d’animo nei salti e in gara. “In gara avevo una buona capacità, rendevo tanto nella sfida con me stesso ed avevo anche un’altra buona capacità, la concentrazione unita alla mia buona impostazione di salto da Pallacanestro”.

Le competizioni di Giovanni Resta ai Campionati Regionali e in giro per l’Italia.

Negli anni successivi, Giovanni Resta ha vinto anche i Campionati Regionali di salto in alto e ha continuato ad allenarsi per migliorare le sue prestazioni. “Ricordo tante competizioni, avevo gli allenamenti al Liceo Classico a Francavilla, niente più, andavo in gara e spesso vedevo gente più organizzata e allenata o meglio attrezzata, saltavano di più, io sono arrivato a 1,98m in competizioni ufficiali, anche 2,00m in allenamento, ho gareggiato anche in Sicilia dove ho visto gente forte e mi sentivo allo sbaraglio. Poi anche lo Stadio Dei Marmi a Roma dove non ho potuto gareggiare per infortunio dopo la vittoria agli Studenteschi”.

 

Mino di Punzio, tra salto in alto e apnea

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Mino Di Punzio, oggi Maresciallo aiutante della Guardia di Finanza, è nato a Torino nel 1972 ma è cresciuto a Francavilla, dove ha frequentato il Liceo Scientifico. Fu qui che conobbe il prof. Claudio Forleo, educatore e docente, che lo introdusse alle specialità dell’Atletica. La sua vita di giochi e sport a Francavilla inizia da ragazzo con il calcio nel campo Parrocchia Croce e con il basket con il prof. Gino Camarda, per poi innamorarsi definitivamente dell’atletica, ci racconta: “Mi lasciai catturare dal Gruppo Sportivo e dall’Atletica, lasciai perdere altri sport, erano belle le gare di Istituto, vinsi i 110hs, salto in alto e… diventai ‘famoso’ nell’Istituto, fu tutto inaspettato! Mi è piaciuta l’atmosfera a scuola; io, rimasto da solo a saltare e tutti a farmi gli applausi per incitarmi. E saltavo con le scarpe da tennis, sul cemento e con un materasso piccolo e cadevo pure fuori! Le asticelle da saltare erano in alluminio con sessione triangolare, se ci cadevo sopra mi facevo pure male!!! Il prof. Forleo riuscì a prendere solo dopo un’asticella tonda”.

 

La bellezza del salto in alto e i suoi allenamenti scolastici.

Nel racconto di Mino Di Punzio è evidente la bellezza e l’emozione che può derivare da una disciplina come il salto in alto. Nonostante sia una disciplina sconosciuta ai più, è capace di conquistare chiunque la osservi dal vivo. L’adolescente Mino saltava in alto di schiena e a testa in su, riuscendo a conquistare chiunque lo  guardasse saltare.

Mino ricorda gli anni di costanti allenamenti per migliorare la tecnica del salto in alto. “Dopo il biennio allo Scientifico di Francavilla mi spostai al Geometra a Manduria, ma mi sono sempre allenato due volte a settimana nella Palestra del Classico. Tanti allenamenti per migliorare la tecnica, ricordo che siamo arrivati ad un carico massimale di 120kg per allenare fibre muscolari e farle lavorare tutte insieme, facevo test per studiare e migliorare i tempi di reazione, tutto in una piccola palestra. Facevo tanta pedana elastica per memorizzare i movimenti di salto, per testa e gambe, salti con mento attaccato al torace e richiamo gambe nell’atterraggio sul materasso, tempi di volo e ancora e sempre memorizzare movimenti…

Mino mentre racconta sembra rivivere quei momenti, come se non fossero passati 30 anni…

Le vittorie e i ricordi

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È arrivato a saltare in gara 1,98 mt, ma ricorda anche un 2,02 mt in allenamento in palestra e senza scarpe tecniche, ma con semplici scarpe da ginnastica. Ha vinto diverse competizioni e titoli, come i Campionati provinciali e regionali, importanti medaglie a livello nazionale ed anche una medaglia d’Argento nei Campionati Italiani Assoluti serie A/1.

Ricorda con nostalgia: “La prima cosa che feci in pista a Brindisi fu il respirare il profumo dell’erba, degli spogliatoi, sapori che non dimentichi mai. Ricordo le vittorie, anche al III anno di Superiore con l’Istituto di Manduria, ma la scuola non aveva squadra, non facevano praticare atletica, io invece ero abituato con lo Scientifico nel Biennio o con la società Fiamma Sud Puglia BR, con i quali le vittorie generavano punti e quindi gioco di squadra”.

Il salto in alto, gesto di bellezza e fluidità

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Il salto in alto è un gesto atletico di grande bellezza e fluidità che riesce a conquistare chiunque lo osservi. Purtroppo, è una disciplina che si vede difficilmente dal vivo e che ha bisogno di molta preparazione.

Chiediamo a Mino come si allenasse, ci racconta: “Automatismi. Non impegnando il cervello. L’approccio l’ho avuto con il prof. Forleo, la scintilla dico io, poi dopo tantissimi allenamenti in palestra al Classico, facevo anche le ripetute in salita ed anche in inverno per le campagne di Francavilla. C’erano tante metodologie per allenare ogni parte del corpo impegnato in ogni fase del salto: le spalle, i piedi, le gambe, il torace, le braccia. Perfezionavo la rincorsa e poi lo stacco, la torsione, il volo, l’atterraggio. Ci vuole approccio mentale, tranquillità e l’aiuto di schede d’allenamento. Oggi faccio ancora apnea, vado molto giù ed utilizzo lo stesso sistema, abituo la mia mente al gesto atletico, cosa che ho imparato da quei tanti allenamenti precisi e dettagliati. È un approccio mentale che applico anche alla vita. Sono stato fortunato a conoscere l’Atletica e il suo ambiente. Andavo lì per divertirmi, gli sforzi fisici (tanti) per diversi anni sono stati secondari, non contavano. Poi vincevo. E mi piaceva ancora di più! A 19 anni ho smesso”.

Finita la scuola, inizia la vita e il lavoro.

Nel ricordare gli allenamenti, chiediamo di raccontarci un suo salto: “Ricordo tutto, 1a fase mento sul torace, 2a testa indietro per richiamare le gambe all’insù e non tenere, schiena prima dritta, poi parabola, 3a colpo di reni per tirare su le gambe. Io avevo un difetto, tenevo le gambe e ginocchia piegate e facevo uncino, avevo gambe dietro, fatta tanta forza acrobatica per richiamare le gambe. La mia rincorsa poteva essere di 9 passi, al 7° avevo il passo e stacco, partenza poteva essere da fermo o con passettini, poi abbrivio (impulso iniziale per aumentare la velocità). Contavamo i numeri di passi da cui partire dall’asta, io staccavo col piede sinistro. Con esercizi di potenziamento muscolare dovevo aumentare dinamite nelle gambe. Avevo con gli allenamenti di forza sempre il passo da controllare, bisognava gestire velocità-potenza-blocco velocità e trasformare tutto in altezza”.

È tutto rimasto nella sua voce tranquilla e nella testa. Il ragazzo lavorava bene, possiamo confermarlo anche dopo più di 30 anni. E bisogna trattenerlo nel parlare: “Quando gareggiavo ero calmo e con gli avversari in pedana parlavamo per conoscerci, non sapevamo nulla di noi. Giocavo al ribasso quando chiedevano quanto fosse il mio personale, dicevo 1,60m-1,70m… invece poi 1,90m lo facevo quasi sempre. Alcune volte per me era come farlo al rallentatore… e me li godevo tutti. Momenti di grazia, andava bene. Potevo avere gambe a pezzi per i lavori ma scattava una super-compensazione da allenamenti seri, tutto andava bene in gara. Ho sempre avuto la giusta tensione pre-gara, non ero teso, c’era pathos ma lo gestivo” – ripete quelle grandi sensazioni di un’età fantastica e di una capacità di essere costante, vedeva la sua differenza nell’usare il corpo anche nella vita normale, sorride ricordando – “avevo una facilità di movimenti assurda, anche quando dovevo attraversare i semafori da pedone, se il semaforo era quasi rosso sapevo di poter attraversare a piedi, volavo e riuscivo a passarlo… così… in un attimo…se ci penso…”. Nei ricordi la sua squadra, la società Fiamma Sud Puglia Brindisi, quella pedana da solo e tanti altri ricordi come: “Giacomo Leone compagno di squadra che si avvicinava sempre alla pedana e faceva il tifo, ma anche quello che diceva mio padre sull’atletica… perdita di tempo”. Il padre probabilmente è solo stato un grande motivatore, sapeva che un figlio giovane fa sempre il contrario di ciò che gli si consiglia di fare!

Atletica, eccola: uso del corpo corretto, capacità di far eseguire tutto ai nostri muscoli, tendini, ossa.

Ora pratico l’apnea. Vado giù anche nei laghi scuri -35mt, nel profondo buio, mi rilasso e sento i rumori intorno a me, uso della mente, relax, decontrazione, sentire l’aria in sé. L’Alto e l’Atletica sono serviti, serve che i ragazzi si esercitino con piccoli meccanismi psicomotori, servono alla vita futura, con spirito di sacrificio e lavorando per obiettivi. Nella mia vita militare ho saltato anche alla Cecchignola a Roma, dopo sono stato spostato a Udine dove ho vinto nel 1994 nel salto in alto campionato italiano dell’esercito e dopo qualche mese anche il campionato italiano militare interforze a Mogliano con 1,95m, sfiorando il record di sempre che è 1,97m, mi sono potuto fregiare dello scudetto  per un anno sulla mia divisa, non mi allenavo da 3 anni ho ripreso ricordando vecchi allenamenti ed ho preparato anche due miei colleghi che hanno avuto piazzamenti di rilievo, e sono stato contento di preparare altri grazie a quanto ho imparato su me stesso”. E gli allenamenti non erano più frequenti e precisi come negli anni di scuola , ma tutto era rimasto dentro.

Per i giovani di oggi Mino ripete: “Gli allenamenti hanno una importanza enorme. Serve imparare tutto per tutti i tipi di movimenti. Conta analizzare sempre, scrivere tutto, divertirsi. Questo è un approccio fantastico per migliorare”.

Ringraziamo Giovanni Resta e Mino Di Punzio, per il tempo che hanno voluto dedicarci e per la bellezza dei loro appassionati ricordi.

[Alessandro Fino]

Questo il link alla prima parte della storia del salto in alto a Francavilla: https://www.imperialiatletica.it/storia/il-salto-in-alto-a-francavilla-fontana-cosimo-costantino/

 

Info sull’autore

Da Salvatore Incalza / Administrator, bbp_keymaster il Mag 05, 2023

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