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Motivazione e consapevolezza nello sport: un punto di vista manageriale

Motivazione, autodeterminazione e consapevolezza nello sport agonistico: un
punto di vista manageriale – Davide Sartini.

Quando assistiamo a un match calcistico di serie A o di coppe internazionali, quando siamo rapiti dallo schermo che ci mostra un’avvincente lotta per la testa in una gara di F1, o ancora, quando seguiamo l’arrivo di una tappa di ciclismo, dove il fattore umano è ben più visibile e risalta all’occhio, per cui rimane impresso lo sforzo fisico e mentale che i corridori mettono in campo, ci sfugge tutto il lavoro e la dedizione che gli atleti hanno dovuto tirar fuori dalle loro forze fisiche e mentali sin dai primi momenti in cui si sono avvicinati a questa o a quella disciplina sportiva.

In questo articolo vorrei portare la mia testimonianza di quando, da ragazzo, mi sono avvicinato con passione ed entusiasmo a uno sport molto praticato e altrettanto
seguito in Italia: il ciclismo.

Oggi posso affermare con certezza che lo sport è stato fondamentale negli anni della mia adolescenza, accompagnandomi per quasi un decennio. Le motivazioni sono quelle che accompagnano i desideri dei ragazzi di quell’età. Le ragioni per le quali da bambino ho scelto questo sport si possono facilmente ricondurre a quella voglia di correre e di lasciarsi coinvolgere dagli amici, oltre che alla necessità di confrontarmi con i miei coetanei anche sul piano agonistico. I miei miti di quel tempo erano Mario Cipollini, Salvatore Bugno e Marco Pantani, grandissimi campioni che sognavo di emulare. Non è stato facile, soprattutto all’inizio, ma grazie a quello che allora fu uno sforzo economico non indifferente della mia famiglia, acquistammo la mia prima bicicletta e iniziai questa meravigliosa avventura. Il mio habitat naturale erano le colline emiliane con quell’aria anche un po’ romantica.

Cosa differenzia un buon atleta da un campione?

Erano compagnie “sane” e non inquinate dai pericoli che i ragazzi potevano – e possono ancora – incontrare quando si affacciano alla società. Tralasciando per ora la mia esperienza personale, vorrei aprire una riflessione sulla competitività e su quali sono quegli elementi che possono fare la differenza tra un buon atleta e un “campione”. Quello che può sembrare così semplice – il più veloce vince – non è propriamente la realtà. È stata forse la mia attuale professione di manager a indirizzarmi verso un approccio particolare (legato al management) verso un’attività che solo in apparenza è lontana.

In un bel testo edito dall’Università Bocconi – Management. Organizzazione e gestione risorse umane – si evidenzia come nelle linee produttive «ogni specifico task può […] essere caratterizzato dal fatto di essere skill dominated o technology-dominated. Nei task skill-dominated il fattore più importante ai fini della prestazione sono le capacità individuali».
Riportando il discorso in ambito sportivo, appare evidente che quando facciamo riferimento a campioni di alto livello non stiamo solo parlando di strumenti tecnologici, studi e ricerche, ma di un’interazione tra un buon mezzo tecnologicamente avanzato e un fattore forse ancor più importante: il “talento innato” dell’atleta. Viceversa, in quelle attività «come il lavoro alla catena di montaggio technology-dominated dove le capacità individuali richieste non sono così sofisticate […] è la tecnologia il fattore più importante».

Motivazione, concentrazione, progettualità

Nello sport, c’è una forte capacità temprante per il carattere di chi lo pratica, sia nella sfera amatoriale, sia in quelle dilettantistiche e professionali, c’è una concorrenza molto agguerrita che dall’esterno si fa fatica ad immaginare e la sfida è prima di tutto psicologica e con se stessi. Se praticato nel modo corretto lo sport ha un grande potere nel forgiare sia il carattere che il fisico. Ci vuole una grande concentrazione per prepararsi periodicamente alle sfide che, anche a livello amatoriale, richiedono il massimo dello sforzo e della concentrazione, oltre che una progettualità.

Ed è qui che entra in gioco un altro elemento che può fare la differenza tra i tanti “praticanti” e un campione. Mi riferisco alla “motivazione”: «Gli approcci alla motivazione sono numerosi e il tema è stato affrontato da studiosi di estrazione filosofica, psicologica ed economica. È possibile far risalire agli scritti dei filosofi greci sull’edonismo e sulla ricerca del piacere i primi studi sulla motivazione.

L’ipotesi che il comportamento possa essere motivato da ragioni inconsce e non razionali è stata sviluppata alla fine dell’800 nell’ambito della teoria degli istinti. Un ulteriore contributo allo sviluppo delle teorie sulla motivazione è dato, dal 1940 in poi, dalle teorie cognitive: […] la spinta ad agire è determinata dalla volontà di soddisfare alcuni bisogni e dagli obiettivi e aspettative futuri».

Ecco quindi che la motivazione si svela nella soddisfazione dei propri bisogni e nel raggiungimento di obiettivi e aspettative future. Sotto questo punto di vista, la carica emotiva che lo sport mi ha trasmesso ha poi contribuito a centralizzare obiettivi e aspettative future all’interno del mio ambito professionale. Lo sport infatti porta a riconoscere obiettivamente le proprie capacità, cosa molto importante anche nella vita professionale e personale.

Anche io, come tutti del resto, sognavo di diventare un fuoriclasse, ma all’età di circa venti anni abbandonai l’attività sportiva ciclistica, consapevole che la passione e la motivazione mi spingevano altrove. A volte provo una grande nostalgia; se avessi più tempo libero forse salirei di nuovo su una bicicletta, ma i tempi sono cambiati e il ciclismo rimane un caro ricordo che custodisco con amore e che mi ha trasmesso sani e preziosi principi.

Spesso rievoco dentro di me, con grande saudade , le discese in bici dalle colline emiliane, quando tutto era insieme agonismo e gioco, come dovrebbe essere agli occhi di un ragazzo che si affaccia alla vita.

Davide Sartini

Davide Sartini nasce a Modena nel 1977, consegue una laurea in Marketing e una in Economia e Diritto Internazionale a Modena. Perfeziona gli studi presso la Business School dell’università di Bologna e il MIT (Massachusetts Institute of Technology). Nel 2020 viene segnalato tra i 150 top manager d’Italia under 44 dal magazine Capital 4.0.  Da sempre alla ricerca di soluzioni innovative, ha operato e continua a operare come manager in multinazionali italiane ed estere. Tra le sue aree di competenza: il digitale e la transizione green. Appassionato di astronomia e musica, ama l’equilibrio del cosmo tanto quanto l’energia degli AC/DC.

Meteore è la sua prima pubblicazione.

disponibile gratuitamente su Kindle per pochi giorni. Questo il link per scaricarlo.

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Info sull’autore

Scritto da Salvatore Incalza / Administrator, bbp_keymaster il Mar 12, 2021

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